Come scrivere abstract, introduzione e conclusioni: una guida all'arte delle soglie
- Valeria Meazza

- 6 nov
- Tempo di lettura: 8 min
Hai terminato la stesura dei capitoli centrali della tua tesi o del tuo saggio: il discorso fila, è solido e ben argomentato. A questo punto, però, al lavoro manca ancora il corretto inquadramento: ciò che permette di comprendere quello che hai fatto e perché conta. Imparare come scrivere abstract, introduzione e conclusioni serve proprio a questo. Curare in modo particolare queste soglie, infatti, ti permette di accompagnare colleghi, supervisori e commissioni dentro il tuo ragionamento senza lasciare nulla in sospeso. In questo modo, la tua voce verrà percepita come sicura e competente fin dalle prime pagine.

A cosa serve sapere come scrivere abstract, introduzione e conclusioni
Abstract
Introduzione
Conclusioni
Gli errori più comuni e come evitarli
Perché è importante capire come scrivere abstract, introduzione e conclusioni efficaci
Sapere come scrivere abstract, introduzione e conclusioni che funzionano è decisivo nella stesura di un'opera di saggistica, perché queste tre sezioni funzionano come soglie all'interno del testo. Infatti, essi introducono chi legge nel tuo ragionamento, orientano la lettura e offrono una sintesi del percorso. Sono le prime pagine che una commissione esaminatrice o un editor vede e le ultime che legge. In altre parole, costruiscono la prima impressione e la memoria finale: due momenti che pesano moltissimo sulla valutazione complessiva di ciò che proponi.
Un abstract efficace dice subito di cosa ti occupi e perché è importante. Un’introduzione ben scritta ti posiziona, chiarendo la tua domanda di ricerca, i metodi utilizzati, il filo del discorso che conduci. Le conclusioni, se solide, dimostrano che il lavoro ha una direzione e un risultato: che quella, cioè, non è una collezione acritica e casuale di materiali. Quando queste parti sono curate, il testo risulta più leggibile, convincente e autorevole. Funzionano come un corrimano: guidano, sostengono, chiariscono. Un saggio, un articolo da proporre a una rivista, una tesi di laurea possono avere contenuti eccellenti, ma senza una cornice d’ingresso e uscita chiara il rischio è quello di perdere credibilità.
Da dove iniziare per scrivere abstract, introduzione e conclusioni che funzionano
Il punto di partenza non è la scrittura, ma la domanda di ricerca. Prima ancora di mettere mano a queste sezioni, devi sapere con precisione qual è il problema che affronti, quali strumenti userai per risolverlo e quale contributo intendi portare. Solo così abstract, introduzione e conclusioni potranno dialogare in modo coerente. Il passo successivo, che deve sempre precedere la stesura, è aver articolato il lavoro secondo una struttura ben definita: metodologia, fonti e analisi devono essere disposti in un ragionamento organico e coerente.
Se l'impianto che hai costruito è solido, queste parti di testo non saranno un riassunto vago, ma gli strumenti che raccontano il pensiero che hai sviluppato. Devi sempre tenere presente un principio fondamentale, però. Queste sezioni normalmente si scrivono alla fine, quando hai già un quadro complessivo del lavoro svolto. Prima devi chiarire e dipanare la struttura, dopodiché potrai dedicarti alle soglie che aprono e chiudono l'intero ragionamento.
Abstract: che cos’è e a cosa serve
Nel percorso su come scrivere abstract, introduzione e conclusioni, il primo elemento è un banco di prova decisivo per capire quanto sono chiare le tue idee sul lavoro svolto. Per "abstract", infatti, si intende una sintesi di poche righe del contenuto della tua opera. Attenzione: non è un'introduzione in forma ridotta, né un esercizio narrativo. L'abstract ha il compito di chiarire immediatamente di cosa si occupa il lavoro, con quale metodo e con quali risultati. Di conseguenza, deve essere funzionale, preciso, chirurgico. ln Italia l'abstract viene richiesto con sempre maggiore frequenza per le tesi magistrali e di dottorato, ma anche nelle relazioni di ricerca, nelle call for papers e nelle candidature a conferenze o bandi accademici. Si tratta, insomma, di un testo che può diventare la tua carta d'identità accademica, perché è al cuore dell'indicizzazione nei database universitari e delle riviste specializzate.
Normalmente, la lunghezza dell'abstract può variare tra le 150-300 parole per una tesi e le 250-500 parole per una proposta di conferenza o un progetto di ricerca. Ne esistono, inoltre, due tipologie principali:
abstract descrittivo, che indica l'argomento generale e l'impostazione del lavoro;
abstract informativo, che esplicita obiettivi, metodo, risultati principali e conclusioni.
Potendo scegliere, quando ti viene richiesto un abstract è meglio preferire la seconda tipologia: infatti, è quella che fornisce a chi esamina il tuo lavoro le informazioni più dettagliate.
Come si scrive un abstract efficace
Per capire se il tuo abstract è efficace, poniti questa domanda: se leggessi soltanto queste righe, avrei capito davvero il contenuto della tesi/dell'articolo/del saggio? Se la risposta è affermativa, congratulazioni: il tuo abstract funziona.
Se ti sembra di essere a corto di idee per scrivere un abstract solido e coerente, riparti dalla struttura del tuo lavoro. Comincia dalla domanda di ricerca, mettendo a fuoco ciò che vuoi indagare o dimostrare. Aggiungi il contesto, situando l'indagine nel campo disciplinare. Poi, indica in modo sintetico la metodologia: strumenti utilizzati, fonti consultate, modalità di raccolta dei dati. Dopodiché, inserisci i risultati essenziali, quelli cruciali per comprendere il contributo del tuo lavoro. Infine, concludi con la risposta che emerge dalla tua indagine alla domanda di ricerca.
Trattandosi di un testo molto breve, tieni presente che ogni parola conta. Un abstract efficace usa con attenzione i termini disciplinari per riferirsi a concetti e oggetti di studio. Inoltre, dovresti prestare attenzione alla costruzione: prediligi verbi attivi e forme affermative, utilizzando una sintassi semplice e ordinata.

Introduzione: un portale di accesso al tuo lavoro
Tra le tre sezioni chiave di cui stiamo parlando, l’introduzione è forse quella più fraintesa. Spesso si tende a pensarla come un riassunto del lavoro e questo ne fa perdere di vista la struttura di base e la funzione specifica. L'introduzione, in realtà, è il punto del testo in cui stipuli un patto con il lettore, esplicitando qual è il problema che hai affrontato e il percorso che hai compiuto per trovare una risposta. Di conseguenza, questa sezione da una parte deve orientare, presentando il contesto, la domanda di ricerca e il metodo. Dall'altra, deve creare una aspettativa: chi la legge deve poter avvertire la rilevanza del tema, l'utilità della tua prospettiva, il peso del contributo che proverai a portare.
Come si scrive una buona introduzione
Per essere efficace, l'introduzione deve riuscire a convincere non con l'entusiasmo o la retorica, ma con gli strumenti del metodo, della chiarezza e della consapevolezza. La struttura ideale dell'introduzione prevede che si parta dal contesto: inizia definendo l'area di studio, spiegando perché il tema conta e da quale prospettiva lo stai affrontando. Esplicita il tuo posizionamento, precisando la motivazione accademica che ti guida (e, se rilevante, anche quella personale). Ricorda che non stai scrivendo un diario, né di un viaggio dell'eroe: si tratta, piuttosto, di un atto doveroso di onestà intellettuale che consiste nel rendere chiaro il punto di partenza dell'indagine.
Il cuore dell'introduzione è la domanda di ricerca, che si accompagna alla dichiarazione degli obiettivi del lavoro. Subito dopo segue la metodologia, che chiarisce le modalità di raccolta dei dati, i criteri di selezione delle fonti, gli strumenti di analisi impiegati. Non è necessario che entri nel dettaglio tecnico (lo farai in una sezione dedicata all'interno del testo): qui occorre solo che si capisca che il tuo percorso è solido.
Infine, l'ultima parte dell'introduzione normalmente è dedicata a una breve panoramica del contenuto dei capitoli. Attenzione: non devi realizzare un riassunto complessivo del lavoro, ma solo una sintesi di qualche frase che mostri la funzione e la logica di ciascuna sezione.
Conclusioni: completare il percorso aprendo al futuro
La funzione delle conclusioni in un saggio ben strutturato è duplice: da una parte chiudono il discorso, dall'altro rilanciano alzando la posta. Più nello specifico, delle conclusioni che funzionano anzitutto offrono una risposta alla domanda di ricerca iniziale. In secondo luogo, esse mostrano quella che dovrebbe essere una caratteristica intrinseca di ogni buona ricerca: il fatto che non si esaurisce nei propri risultati ma lascia spazio al futuro, aprendo nuove prospettive e nuove piste di indagine.
Come scrivere bene le conclusioni del lavoro
Come nel caso dell'introduzione, anche le conclusioni si basano su una struttura semplice che, se ben gestita, può aiutarti a costruire una soglia perfetta nel tuo testo. Per scrivere delle conclusioni efficaci, per prima cosa sintetizza brevemente il percorso, dedicando uno spazio sufficiente a richiamare la domanda di ricerca. Dopodiché, esplicita risposta che il tuo studio fornisce a questa domanda in modo chiaro e preciso. Indica, quindi, il valore del lavoro: cosa aggiunge alla discussione, quale contributo apporta, quali prospettive apre. Accanto ai punti di forza, riconosci anche i limiti dello studio: l'estensione dell'ambito o del campione, le difficoltà metodologiche, le criticità logistiche. Concludi, infine, con le prospettive future, ipotizzando quali linee di ricerca potrebbero approfondire il tema. A quest'ultimo passaggio, in particolare, devi dedicare molta attenzione: queste prospettive, infatti, non dovrebbero essere un elenco generico di possibilità, ma l'espressione di una progettualità e di uno sguardo consapevole che hai saputo gettare oltre il testo in lavorazione.
Se, quando parliamo di come scrivere abstract, introduzione e conclusioni in generale parliamo anche di una padronanza elevata dello stile, tieni presente che per l'ultima sezione questo è vero in massimo grado. Nelle conclusioni, infatti, la tua voce dovrebbe emergere nel modo più cristallino, non a titolo di opinione personale ma come esito di un percorso. Ecco perché, per essere efficaci, le conclusioni di un saggio devono essere lucide, misurate, senza sbavature e con un controllo rigoroso del mezzo espressivo.

Gli errori più comuni e come evitarli
Ci sono alcuni errori che anche chi (almeno in teoria) dovrebbe sapere come scrivere abstract, introduzione e conclusioni di un saggio tende a commettere spesso:
Scrivere queste sezioni troppo presto: l'errore più frequente è quello di iniziare a scrivere da quella che sarà la prima pagina del testo, così come nell'avere fretta di finire. Come ci siamo detti, abstract e introduzione hanno senso solo quando si ha già un quadro chiaro del lavoro, mentre le conclusioni nascono da ciò che si scopre nel corso dell'indagine. Per non farti fuorviare, abbozza pure queste sezioni, ma scrivile soltanto alla fine del lavoro.
Confondere sintesi e riassunto: molti tendono a trasformare l'introduzione in un elenco di capitoli e le conclusioni in un riassunto sezione per sezione dei contenuti. Questo non solo appesantisce la lettura, ma finisce per indebolire anche un impianto che di per sé sarebbe solido. Per evitare questo errore, ricorda la funzione specifica di ciascuna sezione del testo e cerca di sintetizzare l'idea centrale anziché la struttura.
Aggiungere informazioni nuove alle conclusioni: le conclusioni ribadiscono, organizzano, aprono prospettive future, ma non devono comparire concetti o materiali mai trattati prima, perché questo stona e confonde. Se ti accorgi che nelle conclusioni compare un elemento di questo tipo, rivedi l'impianto del lavoro per collocare correttamente tutti i materiali e gli snodi concettuali nel corpo del testo.
Dimenticare i lettori: le soglie testuali descritte in questo articolo servono a creare un ponte tra chi ha familiarità con la domanda di ricerca e chi non ce l'ha. Rileggi con attenzione quello che hai scritto per assicurarti di non aver dato per scontate conoscenze e informazioni necessarie a comprendere il testo.
Tono eccessivamente impersonale/eccessivamente emotivo: in un'opera di saggistica, la tua voce e la tua opinione hanno diritto di cittadinanza, ma devono essere espresse in un registro chiaro e sobrio, che indicano rigore e consapevolezza.
Come in altri casi, anche per scrivere abstract, introduzione e conclusioni efficaci vale la regola generale per cui se conosci l'errore lo eviti. Quindi, un buon modo per mettersi al riparo dagli errori è documentarsi su manuali affidabili di scrittura saggistica specializzata. Un classico, datato ma utilissimo per imparare a fare ricerca e a scriverla bene, è Come si fa una tesi di laurea (1977) di Umberto Eco. Come si scrive una tesi di laurea oggi (2025) di Fabio Rossi, invece, rappresenta un manuale aggiornato e di facile fruizione non solo per studenti universitari, ma anche per chi fa ricerca nel mondo contemporaneo e deve orientarsi nella comunicazione delle proprie scoperte.
Conclusioni
Per scrivere un'opera di saggistica valida non basta sviluppare contenuti solidi disposti in capitoli che hanno una progressione organica e coerente. Bisogna anche essere in grado di aprire e chiudere il percorso in modo chiaro, rigoroso e consapevole. Sapere come scrivere abstract, introduzione e conclusioni è fondamentale, perché ti permette di restituire il senso della tua ricerca al lettore guidandolo attraverso l'opera.
Se sei alle battute finali della tua tesi, del tuo articolo o del tuo saggio accademico e vuoi impostare queste sezioni con precisione, rivederle con uno sguardo esperto o trasformare bozze e appunti in pagine chiare e autorevoli, contattaci. Ti aiuteremo a far arrivare il tuo lavoro ai suoi destinatari nella forma migliore.





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