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Revisione testi accademici: la guida che non ti fa arrossire alla discussione

Parliamo chiaro: il mondo universitario ha memoria lunga e pazienza corta. Un elaborato scritto bene passa; uno pasticciato resta negli archivi a ricordarti che la sciatteria è un peccato capitale. Qui non vendiamo panacee, ma un metodo: norme, prove, controlli incrociati. E una verità spiacevole — senza fonti solide, la prosa non regge.


Revisione testi accademici

Revisione testi accademici non è “mettere in bella”: è costruire affidabilità riga per riga. Vuol dire: citare con uno standard riconosciuto (APA/MLA/Chicago), allineare bibliografie, verificare ogni dato fino al capello, garantire integrità (COPE, ALLEA), rispettare linee editoriali e d’istituto, e assicurare che ogni DOI e ogni ORCID facciano il loro mestiere — identificare con precisione chi ha scritto cosa, dove, quando.


Revisione testi accademici: metodo in 5 mosse verificabili


1) Allinea lo standard citazionale. Scegli una guida (APA, MLA, Chicago) e non la tradire più: coerenza su in-text citations, punteggiatura, maiuscole/minuscole nei titoli, DOI/URL, data di consultazione. L’APA esplicita gli elementi di ogni voce (autore, data, titolo, fonte); l’MLA organizza per “core elements”; Chicago offre i due sistemi (note-bibliografia o autore-data) con esempi pronti. Tradotto: segui il modello, non l’intuito.


2) Porta l’etica nel testo. Integrità non è slogan: è prassi. L’ICMJE aggiorna nel 2025 le Recommendations su condotta, reporting, editing e pubblicazione (ruoli, conflitti, trasparenza). ALLEA fissa il quadro europeo: onestà, affidabilità, rispetto, accountability, con attenzione al clima di ricerca. COPE offre linee guida operative per editor, revisori e autori (flowchart, casi). Se in revisione trovi ambiguità su paternità e citazioni, questi sono i tre fari.


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3) Rendi rintracciabile ciò che citi. Il DOI non è ornamento: va esposto come link persistente secondo Crossref (è un termine d’adesione per i membri). Nomi degli autori? Fai emergere gli ORCID iD: riducono l’ambiguità e legano in modo trasparente contributi e affiliazioni.


4) Cura forma e leggibilità (anche nei dettagli). Dalle citazioni alla punteggiatura, lo stile è sostanza. Chicago mette a disposizione Quick Guides e Q&A su uso di trattini, numeri, note; usali per sciogliere i dubbi tipografici ricorrenti (e smettere di litigare sui trattini lunghi).


5) Automatizza dove ha senso, verifica sempre. Gestori bibliografici come Zotero e Mendeley creano citazioni e bibliografie nei principali editor di testo e supportano migliaia di stili. Ma la macchina non conosce il tuo regolamento di dipartimento: incrocia sempre con il manuale scelto.


Revisione testi accademici — checklist lampo (da stampare)



Revisione testi accademici

Anatomia di una revisione che funziona


Si parte dalla diagnosi: leggibilità, struttura, coerenza tra domanda di ricerca, metodi, risultati, discussione. Poi la chirurgia: spostare, tagliare, chiarire. Ogni intervento è tracciato (commenti/track changes), ogni modifica è giustificata. La bibliografia si normalizza in blocco; i rimandi interni (figure, tabelle, appendici) si controllano a tappeto. Sull’inglese accademico (se richiesto), la regola è: niente frasi-fiume, verbo vicino al soggetto, transitività pulita. Chicago è una miniera anche per dubbi micro (trattini, caporali, maiuscole).


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Standard, citazioni e antiplagio: cosa è non negoziabile


No, il “percentuale di somiglianza” non è automaticamente plagio, ma un segnale da leggere con testa e contesto — e le policy COPE lo ricordano a ogni riga: contano l’intenzione, l’attribuzione, la trasparenza, la gestione dei testi riciclati. L’ICMJE insiste su ruoli e contributi; ALLEA allarga lo sguardo alla cultura della ricerca: integrità come responsabilità distribuita. Il revisore editoriale serio mette questi paletti fin dalla prima email.


Errori capitali (e come evitarli)


  • Bibliografie patchwork. Mixa APA/MLA/Chicago nello stesso elenco? Sei già fuori strada: scegli e rispetta.

  • DOI monchi o non linkati. Le linee Crossref sono chiare: esporli come link persistenti.

  • Autori “omonimi” senza ORCID. In un mondo affollato, il PID evita equivoci e accrediti sbagliati.

  • Citazioni “a occhio”. Le guide ufficiali hanno esempi per ogni formato: web, articolo, capitolo, dataset. Usali.

  • Punteggiatura creativa. Dubbi su trattini, numeri, note? Consulta il Q&A Chicago, non l’oracolo del vicino.


Zotero

Workflow e strumenti: dal caos alla prova tipografica


Importa le fonti in Zotero o Mendeley, pulisci i metadati (titoli con maiuscole/minuscole corrette, pagine, DOI), imposta lo stile, genera in automatico le citazioni nel tuo editor (Word/LibreOffice/Docs). Se ti serve l’add-in: Mendeley Cite; per Zotero, connettori e repository stili. Ma ricordati: l’ultimo chilometro è umano — l’automazione non sostituisce il controllo editoriale.


Quadro di responsabilità e confini dell’intervento


Il revisore editoriale non altera i risultati né trucca i numeri: lavora su lingua, struttura, apparati, trasparenza delle fonti, aderenza agli standard, segnalando incongruenze metodologiche o logiche. Se emergono questioni di etica della pubblicazione (paternità, conflitti, text recycling), si richiama COPE/ICMJE/ALLEA e — se necessario — si chiede al candidato di riformulare o documentare. È una funzione garantista, non cosmetica.


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Domande frequenti, risposte secche


  • Posso mescolare formati citazionali? No. Decidi e rispetta fino all’ultima virgola. Il DOI è facoltativo? No: quando esiste, va inserito e linkato.

  • Serve l’ORCID? Non sempre obbligatorio per tesi, ma consigliato e spesso richiesto per articoli e repository.

  • Gli strumenti fanno tutto? No, semplificano; tu verifichi.


Extra — Consigli per tesi e saggi


Prima pagina: domanda di ricerca chiara. Ogni capitolo risponde a una domanda, non a cinque. Scrivi introduzione dopo il corpo: avrai il quadro. Metodi: descrivili come una ricetta replicabile (campione, strumenti, limiti). Risultati: tabelle leggibili e didascalie complete. Discussione: cosa significa davvero quel numero? Bibliografia: scegli uno standard e sposalo. Figure e tabelle: cita la fonte, anche se sei tu. Revisiona a voce alta: le frasi deboli barcollano da sole. E salva versioni numerate: non esiste la “finale” senza una “v7”. Strumenti? Zotero/Mendeley sì, ma sempre con la guida APA/MLA/Chicago sul tavolo.

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