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Scrivere sull'acqua

Come scrivere senza stereotipi: una guida per rappresentare l'Altro senza colonizzarlo

In molti romanzi e racconti, non soltanto del passato ma anche di oggi, capita che luoghi, culture ed esperienze umane significative siano ridotti a uno sfondo o a un ornamento. È così che agisce lo stereotipo: entra nella scrittura, se non per cattiva intenzione, per scarso rigore mentale, e comincia a produrre danni. Perché la rappresentazione stereotipata può cancellare, distorcere, ferire. Imparare come scrivere senza stereotipi, quindi, per chi scrive professionalmente è una questione di deontologia. Si tratta di raccontare l'Altro senza colonizzarlo, costruendo storie che parlano della sua esperienza e con la sua esperienza, anziché oscurarla con la propria voce.


Come scrivere senza stereotipi
  • I bias cognitivi nella scrittura

  • Cosa significa "scrivere l'Altro"

  • Le strategie concrete per una scrittura senza bias

  • Gli errori più comuni e come evitarli

  • Il ruolo della revisione


Perché è difficile scrivere senza stereotipi


Scrivere personaggi, contesti o esperienze che non ci appartengono richiede una consapevolezza che spesso sottovalutiamo. I bias cognitivi sono automatismi mentali che semplificano il mondo per permetterci di decifrarlo e tenerlo in ordine nella nostra testa. Quando scriviamo, però, questi filtri hanno un impatto importante. Essi, infatti, possono influenzare lo sviluppo della trama, la caratterizzazione dei personaggi, il linguaggio che utilizziamo. Un dettaglio apparentemente innocente può contenere un’intera genealogia di abitudini culturali violente.


Queste scorciatoie mentali, detto altrimenti, a volte sembrano produrre verità pacifiche. Invece, ciò che fanno è ridurre l'Altro a un ruolo funzionale, a un pacchetto di caratteristiche fisse. Nel fare questo, banalizziamo la complessità di una vita, ci appropriamo indebitamente di un'esperienza che non ci appartiene e usiamo un'identità come accessorio del racconto. È questo quello che si intende quando si parla di "colonizzazione narrativa": si occupa scrivendo uno spazio che non si conosce, con la pretesa che sia il proprio.


Imparare come scrivere senza stereotipi è un lavoro di pazienza. Richiede di rallentare, di osservare da vicino cosa si sta realmente facendo sulla pagina. Di mettere in discussione le proprie abitudini e i propri meccanismi interni. Se vuoi scrivere con un briciolo di onestà intellettuale, però, non c'è altra via: va fatto, e va fatto bene.


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I bias più comuni nella scrittura


Il primo passo per imparare come scrivere senza stereotipi è allenarsi a riconoscere i bias più comuni e a capire dove limitano e falsano la rappresentazione. Wikipedia offre una lista completa e aggiornata dei bias cognitivi che ti consiglio di esaminare; qui di seguito, invece, troverai una piccola panoramica dei più diffusi e insidiosi quando scriviamo.


  • Bias della conferma: consiste nel notare, scegliere e valorizzare solo le informazioni che confermano il nostro punto di vista. Nella scrittura, questo si traduce in personaggi che funzionano come esempi e non come individui reali;

  • Bias della disponibilità: consiste nel basarsi sulle immagini più immediate e accessibili. Nella scrittura, questo si traduce in un mondo narrativo estremamente prevedibile, perché basato su una serie di cliché;

  • Essenzializzazione: questa scorciatoia riduce personaggi e luoghi a identità culturali, sociali, corporee. Utilizzato nella scrittura, porta a ridurre l'Altro a un tratto unico, a un'etichetta;

  • Esotizzazione: consiste nel trasformare le differenze reali in qualcosa di pittoresco, ammantandole di mistero e mistificandole. Nella scrittura, comporta la trasformazione dell'Altro da soggetto a paesaggio.


Un'ultima considerazione merita quello che non è propriamente un bias, ma piuttosto un atteggiamento che è alla base della maggior parte degli stereotipi narrativi: l'universalizzazione del sé come norma. Questo atteggiamento consiste nel trattare il proprio punto vista come neutro e imparziale. Di conseguenza, tutto ciò che si discosta risulta "diverso" e "altro" (con valenza positiva o negativa, a seconda delle intenzioni).


Che cosa significa “scrivere l’Altro”


Chiariamo un punto cruciale. Quando dico "Altro", non mi riferisco solo a identità linguistiche, culturali e religiose diverse dalla propria. Parlo, invece, di tutto ciò che esce dal tuo raggio di esperienza abituale: differenze economiche e sociali, di orientamento sessuale e affettivo, ideologiche, nel vissuto emotivo, nella corporeità. L'Altro è chi non vive come te: chi non parla, non pensa, non sente come fai tu perché non ha avuto le tue possibilità e i tuoi limiti. Concepito così, diventa evidente perché raccontare l'Altro sia un atto delicato, che richiede una certa competenza e una certa etica. Quando entriamo nella sua voce, infatti, ci muoviamo in uno spazio che non ci appartiene davvero.


L'errore probabilmente più comune è il fatto di pensare che la narrazione sia sempre automaticamente legittima, anche quando interpreta un'esperienza che chi scrive conosce solo lateralmente. Non è così. Almeno, non lo è se non ci si pone prima il problema di come far vivere l'Altro sulla pagina senza privarlo della sua complessità e verità. Apprendere come scrivere senza stereotipi implica in modo inevitabile il fare i conti con tutto questo. Per riuscirci, dovrai accettare in prima battuta che l'Altro non sarà mai pienamente decifrabile: la sua opacità sarà allora una caratteristica della rappresentazione e non un difetto da correggere.


Cosa vuol dire rappresentare senza colonizzare


Scrivere senza colonizzare significa anzitutto evitare le prospettive univoche. Se nella tua narrazione esiste unicamente lo sguardo del protagonista, mentre l'Altro diventa un contorno, allora qualcosa non va. Per ampliare il campo, inserisci punti di vista molteplici, lascia che i personaggi parlino da sé invece di spiegare e utilizza la narrazione per mostrare, non per interpretare.


Una dinamica cui fare attenzione, in particolare, è quella che trasforma l'Altro in uno specchio dell'Io narrante. In questo caso, l'Altro esiste solo per far cambiare il protagonista, per dargli un arco più complesso e profondo. Qui lo stereotipo è sottile, ma innegabile: infatti, il procedimento cancella una soggettività per magnificarne un'altra.

Un'altra procedura scorretta del resto è quella, come ti anticipavo, di cancellare le zone d'ombra. La tentazione di "far tornare i conti" rimuovendo gli aspetti problematici o difficili da decifrare dell'Altro può essere forte, ma si tratta comunque di un atto di violenza nella rappresentazione.


Come scrivere senza stereotipi

Le strategie concrete per una scrittura senza bias


Per arrivare a capire come scrivere senza stereotipi, bisogna immergersi nella pratica quotidiana della scrittura, facendo i conti con la documentazione, lo sguardo, la strutturazione della storia e dei personaggi, le scelte linguistiche. Si tratta di dotarsi di un metodo che renda la rappresentazione più accurata, rispettosa e complessa - e che la mantenga tale.


Il punto di partenza è la base etica del lavoro, che ha come versanti l'ascolto e la documentazione. Il principio cardine è semplice: non puoi raccontare ciò che non sei disposto a conoscere. Cercare materiali affidabili, studiare la storia e la cultura di riferimento, leggere interviste, ascoltare testimonianze di prima mano non elimina completamente il rischio di bias nella scrittura, ma di certo lo riduce.


L'ascolto, in particolare, ha un ruolo cruciale in questa fase. Attenzione, però: non si parla dell'ascolto rapace, quello finalizzato a prendere la voce altrui. Si tratta, invece, di capire come la persona parla di sé, quali temi le stanno a cuore.

Dove sia possibile, ti consiglio di coinvolgere le comunità di riferimento e di avvalerti di un sensitivity reader competente: questo ti permetterà di non costruire l'Altro sulla base di immaginari esterni, garantendo un controllo di qualità etica alla scrittura.


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Come scrivere senza stereotipi: linguaggio, personaggi e responsabilità nella scrittura


Se ti stai ponendo il problema di come scrivere senza stereotipi, la prima cosa da controllare in fase di stesura e revisione è il linguaggio. Lì, infatti, è dove i bias cognitivi si strutturano, ma anche dove possono annidarsi con più tenacia.

Anzitutto, fai attenzione alle essenzializzazioni: formule come Tutti gli X sono... e Le persone Y fanno sempre... non descrivono esseri umani, ma categorie astratte. Il mondo reale non funziona davvero in questo modo - e nemmeno la narrativa di qualità. Controlla anche gli impliciti culturali del lessico. Alcune parole, infatti, possono sembrare descrittive, mentre racchiudono una storia di gerarchie e violenze, mentre altre possono essere neutre soltanto quando le utilizza chi appartiene a un determinato contesto. Infine, evita le metafore coloniali e le espressioni che hanno un retaggio storicamente violento: termini come "tribale", "primitivo", "selvaggio" non sono solo imprecisi, ma portatori di uno sguardo storico e culturale specifico non accettabile.


Per quanto concerne i personaggi, non ridurli ai tratti culturali, sociali, corporei o di altro genere, ma dotali di agency: la loro tridimensionalità e il loro realismo, infatti, dipendono dalla capacità di compiere scelte muovendosi nel mondo. Altrettanto importante è che non esistano solo in funzione del protagonista, ma che abbiano incoerenze, fragilità, tratti inattesi ed elementi contraddittori che conferiscano loro complessità. Allo stesso modo, dovrebbero essere dotati di desideri e ambizioni. Tutto questo serve a fare dell'Altro un personaggio autonomo, non un accessorio decorativo.


Infine, ricorda che una scrittura rispettosa dell'Altro è una scrittura che distingue tra empatia ed emorragia emotiva, utilizzando la prima senza mai cadere nella seconda. Scrivere l'Altro non è mai appropriarsi del suo dolore, men che meno per estetizzarlo o per farne una fonte di intrattenimento. Le sofferenze, la povertà, il trauma non sono scenografie per un romanzo: se ne scrivi, non invadere e non romanticizzare. Non farlo non è solo un errore di metodo: è malafede, è violenza.


Errori comuni e come evitarli


Anche quando ci si impegna a capire come scrivere senza stereotipi, ci sono errori che comunque restano duri a morire: è normale, perché sono profondamente radicati nella cultura narrativa occidentale. Imparare a riconoscerli (e rinfrescarsi periodicamente la memoria) può essere prezioso per evitarli. Tra i più comuni, possiamo ricordare:


  • l'autore savior: è la tendenza a mettere sé stessi (o il proprio alter ego narrativo) al centro di una storia che riguarda l’Altro, trasformandosi in eroe, mediatore, guida morale. In pratica, la tua storia sposta il focus dall'esperienza dell'Altro alla tua capacità di capirla;

  • la strumentalizzazione dell'Altro: nella narrazione, l'Altro è solo un dispositivo per far evolvere il protagonista e non ha identità o spessore al di là di questa funzione;

  • tokenismo: è l'inserimento di un personaggio "diverso" per rendere la narrazione più "inclusiva" senza metterne a fuoco l'identità. Detto altrimenti, il personaggio è piatto, stereotipato e fuori fuoco perché non funziona tanto come individuo quanto come bandiera, come simbolo;

  • azzeramento dei conflitti: dimenticando che rappresentare correttamente l'Altro non equivale a santificarlo, alcuni autori e alcune autrici appiattiscono i personaggi, rendendoli moralmente ineccepibili ma narrativamente morti allo scopo di epurare le storie da ciò che potrebbe essere ritenuto offensivo o spinoso;


4 strumenti per una narrazione a prova di bias


Imparare come scrivere senza stereotipi è una questione, in misura larghissima, di sorveglianza di sé e dei propri processi mentali di scrittura. Ci sono quattro strumenti molto semplici che ti possono aiutare in questo.


Un primo strumento fondamentale è quello del diario di scrittura. Quando lavori con l'alterità, annota cosa ti ha fatto scegliere una certa scena, un certo tratto, un certo conflitto, una certa linea di sviluppo per il personaggio. Mettere nero su bianco le motivazioni ti renderà più chiaro il processo e, di conseguenza, dove potrebbe annidarsi lo stereotipo.

In secondo luogo, considera che domande guida semplici possono aprire spazi molto complessi. Prova a chiederti "questo tratto serve alla mia storia oppure asseconda la mia idea di Altro?" per accertarti di non stare lavorando solo su stereotipi.

Poi, non trascurare di affidarti a un occhio esterno competente, chiedendo feedback mirati. Chi vive quella specifica esperienza, o quantomeno la conosce meglio, può notare se la tua narrazione sta normalizzando, semplificando, colonizzando.

Infine, rileggiti più volte con focus diversi: considera prima il linguaggio, poi i ruoli e le dinamiche di potere, infine le scene, per controllare quali bias emergono.


Come scrivere senza stereotipi

Il ruolo della revisione


Imparare come scrivere senza stereotipi è fondamentale, ma non basta. Per scrivere l'Altro senza colonizzare, infatti, serve un controllo consapevole che ti aiuti a notare quello che ti è sfuggito. La revisione mirata ai bias non è una pratica funzionale al "politicamente corretto": è una procedura rigorosa che serve a verificare se le scelte narrative rispettano la complessità dei personaggi, se il linguaggio riproduce schemi impliciti e se la storia tiene insieme rappresentazione, coerenza interna ed etica del racconto.


L'editor, in particolare, ti aiuta a individuare i punti in cui la voce del protagonista è invadente, dove la pagina si appiattisce, dove il linguaggio tradisce una prospettiva univoca. Non è un processo alle intenzioni: in quanto professionista, l'editor osserva il testo, la sua logica interna e l’effetto reale che produce.

Un'altra risorsa, del resto, può essere la peer review amichevole. Un collettivo allenato a leggere con cura e rigore i testi dei membri diventa lo spazio ideale dove far emergere incoerenze, tratti stereotipici e semplificazioni. La chiave, in questo caso, è il metodo: servono feedback specifici, domande mirate e un rapporto fiduciario solido tra chi propone il testo e chi lo esamina.


In entrambi i casi, ricorda che la revisione etica non limita la creatività, ma permette alla scrittura di diventare più complessa e più fedele a ciò che vuole raccontare. Scrivere senza stereotipi richiede un lavoro intensivo sullo sguardo: la revisione è ciò che consente a quello sguardo di ampliarsi, di maturare, di allenarsi a restituire porzioni di realtà autentiche e rilevanti.


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Conclusioni


Scrivere l'Altro senza colonizzare richiede attenzione, responsabilità, un lavoro di studio approfondito e la disponibilità a rileggersi recependo il feedback di chi è portatore di un'esperienza diversa dalla nostra. Imparare come scrivere senza stereotipi significa allenarsi a riconoscere i bias che attraversano il nostro sguardo e ad adottare strategie che non rendano la scrittura un esercizio di violenza. È un lavoro che migliora la qualità dei testi, ma soprattutto che affina l'etica professionale sottesa a questi. Si tratta di maturare la capacità di raccontare il mondo senza ridurlo, di dare spazio senza occupare, di rappresentare senza imporsi sull'Altro.


Se stai lavorando a un romanzo, a un reportage, a un saggio o a un altro progetto creativo che richiede attenzione alla rappresentazione dell'Altro, possiamo aiutarti. Contattaci per una consulenza editoriale per mettere a punto una rappresentazione complessa e rispettosa o per valutare il lavoro svolto attraverso una lettura sensibile e consapevole.




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