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Scrivere sull'acqua

Sensitivity reader: chi è, che cosa fa e perché potrebbe servirtene uno

A volte, quando scrivi di esperienze e vissuti che non ti appartengono, può capitare che qualcosa strida. All'inizio, magari, ti sembra che la costruzione del personaggio, del suo ambiente, del linguaggio che parla e di ciò che vive regga. Ma poi, rileggendo, ecco che no, suona artificioso, costruito dall'esterno, e per giunta hai il dubbio che quella particolare rappresentazione non sia rispettosa, se non proprio violenta. In questo caso, hai bisogno di confrontarti con un sensitivity reader.


Questa figura editoriale, relativamente nuova, nasce dall'esigenza di offrire agli autori e alle autrici uno sguardo esperto su temi e rappresentazioni sensibili. Chi svolge questo ruolo, infatti, ha il compito di mostrare stereotipi, bias e rappresentazioni violente che si annidano nella storia o nel ragionamento, in modo che il testo non si presti a semplificazioni o ferite involontarie. In pratica, il/la sensitivity reader è quella figura alleata che di mestiere rende la scrittura più attenta, più profonda, più vera, senza fare sconti.


Una sensitivity reader mentre revisiona un manoscritto

  • Perché oggi si parla spesso di sensitivity reader;

  • Chi è, cosa fa e cosa non fa questa figura professionale;

  • A chi serve davvero e a chi no;

  • La collaborazione in concreto: tempi, costi e come scegliere la figura adatta

  • Il ruolo dell'autore e gli errori da evitare


Perché oggi si cita questa figura sempre più spesso


Nell'ultimo decennio, la discussione sulla rappresentazione è diventata centrale nel mondo editoriale (illuminanti, a questo riguardo, sono un articolo su The Guardian, datato, e uno recentissimo sul Los Angeles Times). Non è una questione che riguarda solo temi politici o sociali: in gioco c'è la qualità stessa delle storie. Sempre più autori e autrici, infatti, si accorgono che raccontare ciò che non conoscono in prima persona richiede attenzione, ascolto e strumenti professionali. E, quando non se ne accorgono loro, se ne accorgono i lettori e l'opinione pubblica, con esiti spesso catastrofici. Come per Amélie Wen Zhao, autrice di young adult costretta nel 2019 a far cancellare la pubblicazione di un suo atteso romanzo in seguito a un'ondata di accuse di rappresentazioni razziste all'interno della sua opera. Ecco perché la figura del sensitivity reader sta diventando sempre più rilevante. Essa nasce dall'esigenza di scovare errori culturali, stereotipi nascosti e iper-semplificazioni che inficiano il testo tanto sul piano qualitativo quanto su quello etico. I lettori contemporanei infatti, specialmente nei contesti più multiculturali, esigono complessità, autenticità e rispetto. Di conseguenza, anche le case editrici si muovono in questa direzione, riconoscendo come inderogabile la responsabilità narrativa quando si affrontano temi sensibili come identità culturale, sessualità, genere, salute e simili.


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Censura o aiuto? Il vero ruolo del sensitivity reader


Un fraintendimento frequente che circonda la figura del sensitivity reader è che si tratti di un censore, qualcuno che decide cosa si può scrivere e cosa no. L'idea è che una revisione di questo tipo limiti la libertà creativa. In realtà, è proprio il contrario: piuttosto, il lavoro del sensitivity reader la alimenta. Questa figura, infatti, non vieta contenuti, né modifica il senso della storia o ne riscrive la voce. Semplicemente, il sensitivity reader evidenzia bias, stereotipi e semplificazioni, per rendere la rappresentazione più ricca, veritiera, complessa.


La differenza tra controllo morale e revisione etica è cruciale in questo tipo di lavoro. Non si tratta, infatti, di verificare l'aderenza del testo a un set di norme imposte dall'esterno, come una sorta di ortodossia. Il punto è aiutare l'autore o l'autrice a vedere i punti ciechi, gli impliciti culturali e le scelte linguistiche che non rendono giustizia alla storia che sta cercando di raccontare. Di conseguenza, il sensitivity reader apre possibilità più che imporre divieti. Quando si capisce questo, capire perché la professione esiste e perché sia oggi così necessaria diventa molto più facile.


I lineamenti minimi di questa figura professionale


Quando parliamo di "sensitivity reader", dunque, stiamo parlando di una figura professionale che legge il testo armata di una competenza specifica. Quella, cioè, di valutare in che modo vengono rappresentate identità, culture, condizioni di vita o esperienze che non appartengono all’autore o all'autrice. Attenzione: non è semplicemente una persona informata, o sensibile al tema. Si tratta, più specificamente, di qualcuno che ha un'esperienza diretta del tema e delle questioni rilevanti, avendoli vissuti sulla propria pelle, che ha un'approfondita competenza teorica della materia e che è formato dal punto di vista editoriale per analizzare struttura, linguaggio e impliciti del testo.


Questo tipo di figura professionale, come probabilmente hai già intuito, sa bene che il diavolo è nei dettagli. Per questo legge e rilegge i manoscritti che potrebbero essere problematici a caccia di stereotipi sottili, dinamiche sbilanciate, metafore offensive e aspetti che chi è esterno alle comunità e alle esperienze rappresentate potrebbe non riconoscere come problematici. Non a caso, i sensitivity reader lavorano in ambiti di specializzazione molto precisi: culture e gruppi linguistici, identità di genere, orientamenti, vissuti migratori, neurodivergenze, condizioni fisiche o croniche, appartenenza religiosa, classi sociali, comunità storicamente marginalizzate. Tieni presente che non esiste un "generalista della sensibilità": scegliere il professionista giusto in base al tema e alle identità rappresentate è parte integrante del lavoro editoriale.


Che cosa NON è un sensitivity reader


Ci siamo già detti che il sensitivity reader non è un censore. Per comprendere a dovere questa figura professionale, però, è importante notare che ci sono anche altre cose che non fa. Tanto per cominciare, un sensitivity reader non è un editor tradizionale. Nell'esercizio della sua funzione, non si occupa di struttura narrativa, ritmo, voce del testo, anche se può suggerire interventi che toccano questi aspetti, qualora essi influenzino la rappresentazione. Non corregge lo stile: non lo riguardano il ritmo, la punteggiatura, la sintassi, la coesione delle frasi, a meno che non veicolino un bias.


Infine, un sensitivity reader non garantisce che il testo non susciterà polemiche. Nessuna revisione, è bene intendersi su questo, può impedire discussioni. Se lo facesse, sterilizzerebbe la storia, e questo sarebbe un fallimento di per sé. Tuttavia, il sensitivity reader non offre una certificazione, ma una consulenza esperta. Lavora per ridurre errori e distorsioni che possono offendere e ferire. Il suo compito è aiutare chi scrive il testo a gestirlo con responsabilità, non quello di proteggere autori e autrici dal conflitto.


Un sensitivity reader mentre studia per il suo lavoro

L'intervento in concreto di questo tipo di professionista


Concretamente, il lavoro del sensitivity reader comincia sempre da una lettura minuziosa del testo attraverso la lente culturale/esperienziale che il tema richiede. Detto altrimenti, il primo passo è un'analisi mirata di come il testo costruisce identità e scenari, quali impliciti attiva, quali associazioni riproduce, quali punti ciechi presenta. Si passa tutto al vaglio: la lingua, le dinamiche tra personaggi, le metafore, i dialoghi, i dettagli di contesto e tutto quello che può influenzare la rappresentazione. Il frutto di questa operazione è una messa a nudo di tutto ciò che nel testo è violento oltre le intenzioni di chi lo ha scritto. Dopodiché, il sensitivity reader si occupa di segnalare soluzioni e proporre piste narrative che, pur senza intaccare la voce, migliorano l'accuratezza e la profondità della storia.


Più nello specifico, quando si lavora con un sensitivity reader si riceve un feedback ampio e articolato, che combina osservazioni puntuali e visione d'insieme. Di questo generalmente fanno parte:

  • commenti specifici a scene, dialoghi, caratterizzazioni problematiche e dettagli culturali usati impropriamente;

  • osservazioni tematiche: dinamiche di potere implicite, prospettiva del narratore, ruolo di un personaggio;

  • note di contesto, che chiariscono cosa rende una rappresentazione accurata o fuorviante;

  • domande guida, che consentono all'autore o all'autrice di riconoscere i propri bias e lavorarci;

  • fonti, testimonianze, articoli, libri, riferimenti culturali per rafforzare la credibilità del testo.


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Come scegliere il sensitivity reader che fa per te


L'efficacia della revisione dipende in larga misura dalla qualità dello sguardo che coinvolgi. Ecco perché scegliere bene il sensitivity reader che si occuperà del tuo testo è fondamentale. In parte, come per la scelta dell'editor tradizionale, è una questione di "pelle": occorre capirsi, stimarsi, trovarsi in merito al progetto. In parte, però, c'è almeno una manciata di criteri che ti può aiutare nell'individuazione della figura giusta:


  • Esperienza vissuta: primo e fondamentale criterio, perché il sensitivity reader deve conoscere dall'interno (non solo, quindi, attraverso la documentazione teorica) la realtà che stai rappresentando;

  • Solida formazione editoriale: per quanto si possa essere tentati di chiedere ad amici e conoscenti ben informati, ti suggerisco di non tentare questa via, a meno che non si tratti di persone molto competenti anche dal punto di vista editoriale. Il sensitivity reader, infatti, deve sapere bene come funzionano i testi. Deve necessariamente, cioè, saperti dare un feedback lucido e strutturato su tutti gli elementi salienti della tua opera;

  • Trasparenza sulle aree di specializzazione e sulla metodologia di lavoro: un portfolio di lavori realizzati può essere prezioso per valutare l'affidabilità del professionista che stai valutando; nondimeno, è importante che la figura professionale con cui ti confronti sappia presentarti competenze e limiti, nella consapevolezza che, per esempio, un conto è occuparsi di vissuti migratori e un altro di una neurodivergenza.


Nello stipulare una collaborazione con un sensitivity reader, ricorda che questa figura professionale non è né un'autorità da temere né un certificatore da accontentare. Si tratta, piuttosto, di un alleato della qualità del testo. Definire obiettivi, ambiti e limiti del suo intervento è il primo passo per costruire un dialogo onesto, in cui l'autore mantiene la propria voce ma amplia anche il proprio sguardo.


Sensitivity reader e autore mentre rivedono le bozze

Come funziona la collaborazione con un sensitivity reader


La collaborazione con questo tipo di professionista segue un metodo pensato per integrare la revisione culturale nel processo creativo senza appesantirlo. Si comincia con un briefing iniziale: autore ed editor chiariscono obiettivi, contesto, personaggi, temi sensibili e grado di maturazione del testo. Questo passaggio serve a fornire al professionista un set di coordinate minimali sul lavoro da svolgere. Dopodiché, segue il processo di lettura esperta, che ha tempistiche che dipendono molto dalla lunghezza, dalla complessità e dallo stato di avanzamento del progetto. Terminata la lettura, il sensitivity reader prepara una scheda strutturata, che costituisce la base per il confronto con l'autore. Durante questa fase, si discutono i punti emersi e si individuano le possibili alternative, nonché il modo migliore per integrare i suggerimenti senza snaturare la voce dell'autore.


I costi cambiano in base al tipo di testo e al grado di specializzazione richiesto. Un intervento su una singola identità culturale, infatti, è diverso da una revisione che coinvolge più comunità o temi sensibili sovrapposti. Per preparare bene il materiale serve ordine: fornire sinossi, note di worldbuilding, eventuali fonti già consultate e una lista chiara dei punti su cui si chiedono verifiche permette al sensitivity reader di lavorare con maggiore precisione e rapidità.


Errori comuni e come evitarli


Come ci siamo detti, il primo errore quando si lavora su temi sensibili è ritenere superfluo consultare un sensitivity reader, nella convinzione che sia un costo inutile o che una simile iniziativa limiti la libertà artistica di chi scrive. Ce ne sono però anche altri che rischiano di inficiare la qualità del testo:

  • contattare il professionista a lavoro ultimato: infatti, se la revisione arriva troppo tardi, molte scelte narrative non sono più modificabili senza stravolgere l’impianto complessivo;

  • cedere alla tentazione di difendere ogni scelta: quando ricevi il feedback, occorre che tu riesca a distinguere la tua intenzione dal risultato sulla pagina. Accogliere i suggerimenti con apertura mentale rende il processo decisamente più produttivo per l'autore e per l'opera;

  • cercare nel sensitivity reader una certificazione che metta al riparo dalle controversie: la responsabilità narrativa resta di chi scrive il testo, c'è poco da fare. Un professionista della rappresentazione sensibile e rispettosa può offrirti delle consapevolezze, ma non è una stampella morale.


Riuscirai a metterti al riparo da questi errori tenendo presente il senso della collaborazione con un sensitivity reader: un dialogo professionale strutturato per rendere la scrittura complessa e rispettosa del reale quanto deve essere.


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Il ruolo dell'autore/autrice


Ricorda che coinvolgere un sensitivity reader non annulla la tua responsabilità come autore/autrice del testo: la trasforma. Di essa diventa parte fondamentale la capacità di ascoltare ciò che ti viene detto, considerando quali immagini evoca una parola, quale prospettiva domina, quali immaginari si attivano in una scena. Il secondo aspetto è una valutazione di quali alternative rafforzano il testo e quali no. Non è mandatorio integrare tutti i suggerimenti: soppesali con attenzione, valutando come riformulare un dialogo, aggiungere o eliminare un dettaglio, sbarazzarti di un automatismo linguistico, notando gli effetti.


Presta attenzione, in particolare, a evitare l'appiattimento. Che tu mantenga la tua voce nel processo è fondamentale, quindi non smussare ogni decisione per paura di sbagliare. Una revisione efficace, in particolare, non cancella la tua visione, ma la mette a fuoco. Dal processo, il tuo modo di scrivere deve uscire più lucido, attento, libero, anche se sempre tuo.


A chi serve davvero e a chi non serve un sensitivity reader


Collaborare con un sensitivity reader è fondamentale quando il testo mette al centro esperienze, identità ed elementi socio-culturali che non appartengono a chi lo scrive. Diventa cruciale, nello specifico, quando la trama attraversa temi sensibili (migrazioni, disabilità, religione, razzializzazione, orientamento, neurodivergenze, povertà), quando un personaggio appartiene a una comunità marginalizzata o quando il contesto culturale ha un peso determinante nella storia.


Per quanto siano molti i generi di testo, le storie e le argomentazioni che potrebbero beneficiare di questo tipo di revisione, è doveroso specificare che essa non è sempre necessaria. In particolare, non serve nel caso di:

  • testi tecnici, dove la rappresentazione dell’Altro non è centrale e il contenuto riguarda processi, dati o competenze operative;

  • testi in cui l’identità rappresentata è marginale o non influisce sulla struttura narrativa;

  • testi autobiografici, come memoir e diari che raccontano l'esperienza personale.


Detto altrimenti, il sensitivity reader occorre quando la storia mette in scena l'Altro come protagonista: quando la rappresentazione diventa trama, conflitto, identità. In assenza di questo, la revisione di questa figura professionale non aggiunge valore al testo.


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Conclusioni


Rappresentare identità e esperienze che non ci appartengono è un esercizio di responsabilità narrativa. Il sensitivity reader nasce per accompagnare questo processo: non come censore, ma come professionista capace di vedere ciò che all’autore sfugge, di proteggere la complessità dei personaggi e di rafforzare la credibilità del testo. La sua funzione non è limitare la libertà creativa, ma ampliarla, liberandola dai bias e dalle altre forme di violenza nascosta che inficiano la validità di saggi e testi narrativi.


Stai lavorando a un romanzo, un reportage, un saggio o un progetto divulgativo e sei alla ricerca di una consulenza etica sulla rappresentazione? Noi possiamo aiutarti. Insieme, possiamo costruire testi che rispettino la complessità del reale senza rinunciare alla potenza delle storie e delle idee.

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