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Scrivere sull'acqua

Come scrivere un giallo: regole d’acciaio, licenze misurate, ritmo da cuore in corsa

La notte in cui decidi di far nascere un delitto sulla pagina è come il minuto prima del temporale: l’aria trattiene il respiro, i lampi sono idee, la pioggia sono indizi. Il lettore verrà a vedere se davvero sai parlare quella lingua: sospetto, promessa, prova. Ma una storia di crimine non vive di trucchi: vive di regole (quelle buone), di gioco leale e di una realtà che regge il controllo dei fatti.


Come scrivere un giallo

come scrivere un giallo non è una formula segreta: è un patto con il lettore—gli dai le stesse carte del detective, lo sfidi a vedere ciò che gli nascondi a vista, e alla fine gli mostri che tutto era già lì, ben inquadrato. È il principio del whodunit, il “chi è stato?” che tiene insieme romanzi, film e serie: si gioca a scacchi con un assassino che non vedi finché l’ultimo pezzo cade.


Come scrivere un giallo: le basi del genere (e perché contano ancora)


Le fondamenta stanno in due pietre miliari. La prima è Edgar Allan Poe: con The Murders in the Rue Morgue (1841) inaugura il racconto poliziesco moderno e, per giunta, mette in scena il più emblematico dei congegni: la stanza chiusa—il crimine impossibile in un luogo sigillato. La seconda è la tradizione del gioco leale: dare al lettore tutti gli indizi necessari, senza barare. Sono due fili che attraversano tutto ciò che chiamiamo “giallo”.


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Dentro questa casa ci sono stanzoni diversi: il whodunit classico (puzzle e deduzione), il locked-room (impossibile solo in apparenza), il procedural forense, il noir psicologico. I confini si toccano, ma il patto non cambia: tutto ciò che serve a capire deve essere a disposizione del lettore, magari camuffato, mai occultato.


Struttura: cosa succede, quando e perché (prima ancora di chi)


Il giallo efficace è un congegno:


  • Scena del crimine che formula la domanda.

  • Indizi (visibili ma ambigui), falsi indizi (red herrings) che dirottano l’attenzione, piste che si aprono e si chiudono.

  • Rivelazione che non introduce magia: collega solo elementi già seminati.


Il red herring non è una scusa per imbrogliare; è un diversivo pertinente: sembra importante, ma guida altrove senza contraddire logica e fatti. E gli elementi che introduci devono pagare: il principio noto come pistola di Čechov dice che ciò che metti in scena deve servire al racconto, altrimenti è rumore.


Indizi, fair play, regole d’oro (che puoi piegare solo se le conosci)


Tra anni ’20 e ’30, mentre nascevano club e decaloghi, alcuni autori misero per iscritto la grammatica del giallo “a enigma”: parità di informazioni tra lettore e detective, niente scorciatoie soprannaturali, nessuna soluzione per coincidenza, colpevole presente in scena fin dall’inizio. Le celebri “venti regole” di S. S. Van Dine e i “dieci comandamenti” di Ronald Knox non sono leggi divine, ma una pedagogia del mestiere: se vuoi infrangerle, fallo dopo aver mostrato che sapresti rispettarle.


Questo è il cuore del gioco leale che affascinò anche critici insospettabili (vedi T. S. Eliot) e che il Detection Club—la confraternita che riunì Sayers, Christie e altri—elevò a prassi: niente “rivelazioni divine”, niente “mumbo jumbo”, niente trucco d’autore ai danni del lettore.


Come scrivere un giallo

Realtà che regge: forense, polizia, errori da evitare


Un giallo non è un manuale di criminologia, ma l’aria di verità conta. Sapere che l’indagine moderna nasce anche dal principio di Locard—ogni contatto lascia una traccia—ti impedisce di inventare scavalcando il possibile: fibre, residui, contaminazioni, tempi. Se ti serve l’effetto “impossibile”, pensa come l’assassino falsificherebbe le tracce, non come tu autore scavalcheresti la scena.


Errori tipici: reperti “miracolosi” comparsi all’ultimo, tecnologie anacronistiche, confessioni risolutive arrivate per magia. Il lettore tollera la meraviglia, non l’arbitrio.


Personaggi: chi muove il mondo (e perché non basta un colpevole furbo)


Il detective (professionista o dilettante), l’aiutante (che fa da controcanto e specchio), la polizia (alleata o ostacolo), la vittima (con una vita che generi piste), i sospetti (ognuno con movente, occasione, segreto). Nessun figurante “di cartone”: una buona rosa di sospetti vive di contraddizioni verificabili. Se tutto ruota su un colpevole ultracompetente e gli altri sono comparse, la storia diventa un trucco, non un’indagine.


Come si seminano indizi che non puzzino di trucco


  • Visibili ma ambigui: una ricevuta, un odore, una misura, un oggetto fuori posto.

  • Funzionali: se metti in scena un elemento, dagli lavoro (Čechov ringrazia).

  • Tracciabili: lascia una catena di passaggi per cui, rileggendo, il lettore possa vedere che non hai barato.

  • Falsi indizi corretti (red herrings): distraggono senza violare la coerenza.


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Scene del crimine: dall’impossibile al dimostrabile


Il fascino del locked-room sta qui: far sembrare impossibile ciò che è metodico. La chiave è un vincolo fisico (spazi, tempi, accessi) e la sua illusione (meccanismi, travestimenti, catene d’evento). La soluzione deve rispettare la fisica e la psicologia: nessun fantasma attraverso i muri, nessuna mano divina.


Dialogo, tempo, sguardo: stile che spinge la trama (non la frena)


Il dialogo nel giallo è strumento investigativo: scava, contraddice, tende trappole. Il tempo è un metronomo: compressione quando segui, dilatazione quando scopri. Lo sguardo è un faro: illumina ciò che conta e lascia in penombra il giusto, ma senza spegnere la logica.


Come scrivere un giallo senza barare (il patto con chi legge)


Prometti equità: se un indizio è decisivo, è in pagina (magari travestito). Prometti razionalità: niente soluzioni che arrivano dall’alto o dal caso. Prometti coerenza: il colpevole non fa cose che non avrebbe motivo di fare—nemmeno per sviare il lettore. I vecchi codici (Van Dine, Knox) servono ancora come test di onestà: prova la tua storia contro quelle regole, poi scegli come superarle a ragion veduta.


Laboratorio pratico: dalla scintilla al “reveal”


  1. Delitto: scegli come e perché (movente prima del gadget).

  2. Rosa sospetti: ognuno con motivo credibile e una bugia specifica.

  3. Mappa indizi: tre categorie (veri, falsi, neutri).

  4. Cronologia: inchioda tempi e spostamenti—la logica temporale è metà del piacere.

  5. Scena madre: il confronto in cui ogni gesto ha un prima in pagina.

  6. Rivelazione: niente nuovi elementi, solo connessioni.

  7. Coda: spiega l’ultima ombra, ma lascia il lettore sentire di aver potuto capire.


Come scrivere un giallo

Errori capitali (e antidoti semplici)


  • Coincidenze salvifiche → sostituiscile con azioni verificabili.

  • Tecnologia-bacchetta magica → usa strumenti reali e limiti reali (contano tempi, accessi, autorizzazioni).

  • Colpevole “arrivato” all’ultimo → viola il patto; semina prima.

  • Falso indizio sleale → non mentire al lettore, fai mentire i personaggi (che hanno interessi, paure).


Come scrivere un giallo: checklist flash


  • Enigma chiaro in apertura; posta emotiva visibile.

  • Indizi seminati e tracciabili; red herrings puliti.

  • Cronologia e geografia coerenti (tempi, spazi, accessi).

  • Rosa sospetti viva (movente/occasione/mezzo).

  • Fair play test (Van Dine/Knox): passa le prove, poi osa.

  • Rivelazione senza elementi nuovi; solo collegamenti illuminati.

  • Ultima pagina che regge una rilettura.


Postilla storica (per dare spessore, non nostalgia)


Dal 1841 in poi, la letteratura gialla ha attraversato mode e rivoluzioni: ma l’ossatura—il gioco intellettuale in cui il lettore ha le stesse armi del detective—resta magnetica. Dalle prime prove “impossibili” alla stagione del gioco leale dei club, fino ai ripensamenti moderni, l’idea non cambia: capire è il piacere. E quando lo fai senza barare, il brivido dura più di un colpo di scena gridato.


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Coda: perché tutto questo (oltre la moda)


Un buon giallo è un atto di fiducia: credere che la ragione possa ancora mettere ordine nel caos, che gli oggetti parlino, che le vite—anche le più scure—abbiano tracce, e che un lettore attento meriti il tavolo intero, non solo le briciole. Scrivilo così: con onestà, precisione, coraggio. Il resto è rumore, e il rumore non risolve mai un delitto.

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