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La notte fa ancora paura - Dolore senza epoca nell’esordio di Fosca Navarra


La notte fa ancora paura

Il debutto letterario di Fosca Navarra: sette donne, sette epoche, un’unica anima che attraversa il dolore e la Storia


Risfogliando La notte fa ancora paura, poco tempo dopo averlo concluso, la prima cosa a cui ho pensato è stata  un carosello. Questa giostra, che in inglese si dice Merry go round, ti fa girare in tondo sulla groppa di cavallini rampanti o a bordo di carrozze a forma di luna. Non riesco a pensare a un correlativo-oggettivo  migliore per descrivere l’esordio di Fosca Navarra, pubblicato da minimum fax a maggio di quest’anno e già selezionato dalla rivista L’Indiscreto per la sua Classifica di qualità, stilata a settembre. La giostra di Navarra presenta sette luoghi, sette come le sue protagoniste, provenienti da epoche e continenti diversi ma  unite dall'anima di una gatta, Aida, che rivive tutte le loro sofferenze senza comprenderle davvero fino in fondo.


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La notte fa ancora paura

Navarra orchestra il suo esordio seguendo due moti: il primo è la Storia, lineare e irreversibile, dall’Italia post-Unità si sposta cronologicamente e geograficamente verso la Londra vittoriana, le risaie di primo Novecento, la Parigi degli anni Venti, l’Etiopia fascista e l’America maccartista, per poi concludere l’itinerario nella Napoli agitata dai moti del ’68. Da qui si coglie il secondo moto del romanzo, quello ciclico. Mentre il progredire della Storia ci illude che i tempi possano cambiare, gli svantaggi sociali affrontati dalle ragazze di Navarra dimostrano il contrario: dal momento che «cento donne non fanno un maschio buono», queste sono considerate valide solo come mogli e madri, l’aspirazione massima è il compiacimento maschile, emotivo e fisico, volenti o nolenti. La ciclicità si insinua nei loro gesti più innocenti ‒ Mabel che si pettina i capelli ‒  ma anche nelle situazioni che si trovano a fronteggiare. Ciascuna di loro vive la notte come momento di solitudine, di liberazione dagli altri e dalle loro pretese. C’è chi osserva le stelle senza comprenderle, chi rivolge loro preghiere, chi ancora vede in loro l’infausto presagio della morte, avida e frettolosa con tutte e sette. Concede loro giusto il tempo di passare il testimone. Le storie racchiuse ne La notte fa ancora paura, seppur distanti nel tempo, sono legate dalla metempsicosi, un concetto della dottrina orfica secondo cui l’anima, dopo la morte, trasmigra da un corpo all’altro, vegetale o animale.

 

Fosca Navarra

La notte fa ancora paura: il romanzo d’esordio di Fosca Navarra che trasforma il dolore in poesia e memoria collettiva


Navarra si definisce una “poetessa salvata dalla narrativa”. E se non vi è ancora capitato di leggere la sua raccolta di poesie Perdutamente (Edizioni Ensemble, 2023), sarà La notte fa ancora paura a rivelare la vocazione poetica dell’autrice. Certe espressioni, infatti, restano luminose nella mente di chi le legge, come accade con i versi più noti della poesia occidentale (il primo verso dell’Iliade, la prima terzina dell’Inferno; il naufragare leopardiano; il dubbio di Amleto). Per citarne solo alcune parti, spesso ho ripensato alla «valle letargica del seno» riferita sia a Mabel che a Lian; al grido che desta Mabel dal sonno, «inciso come un taglio livido su quel candore».


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Ed è questa delicatezza il punto forte della scrittura di Navarra: riesce a sfumare l’inquietudine della vita non per minimizzarla, bensì per amalgamarla al meglio con la quotidianità di ieri e di oggi. Lo stile delicato non è sinonimo di debolezza espressiva o inadeguatezza di fronte alla pagina. La sofferenza delle ragazze non viene smussata, tutt’altro. Ripenso alla violenza subita da Mabel, quando «La sua bocca si fece gabbia involontaria per quell’orrendo animale finché questo non le vomitò in gola un amaro veleno»; a Lian che si trafigge, convinta di essere ormai motivo di vergogna per i suoi genitori, e il coltello «le trasformò le interiora in un campo rivoltato da un aratro impietoso.»

 

Con la scelta di un narratore in terza persona e il tentativo di trasformare frammenti di vite in una narrazione coesa, dove nessun dettaglio, ricordo o impressione è casuale, penso che si debba riconoscere il merito a Navarra di aver sperimentato. In questo periodo, chi scrive predilige un realismo autoreferenziale, dove la storia da raccontare è quasi sempre la nostra, orientata verso un narratore in prima persona.


La notte fa ancora paura non è solo un libro ben scritto, è un atto di fiducia verso il romanzo, nella sua capacità di tramandare voci, storie e traumi collettivi. E ci ricorda soprattutto che, in tempi bui, è la sorellanza a custodire le vestigia della nostra antica fiamma.


 

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Correlativo oggettivo: rappresentare un'emozione o un'idea attraverso un insieme di oggetti concreti o una situazione specifica


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Ospite
22 ott
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Bellissima!!

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