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Gaston Bachelard e la “casa della memoria”: un viaggio critico nella sua La poetica dello spazio

Nel pensiero di Gaston Bachelard, l’abitare non è solo una funzione biologica o pratica: «la casa della memoria» diviene, nel senso più autentico dell’autore, un laboratorio dell’immaginazione, un «primo universo» in cui il pensiero dell’uomo — ricco di sonno, sogno, desiderio, ricordo — prende forma. Proviamo qui a muoverci lungo le trame di questa riflessione, con occhio tradizional-critico e scettico, seguendo la dimensione fenomenologica del «vivere lo spazio» che Bachelard introduce in maniera radicale e, al contempo, poeticamente carica.



Gaston Bachelard

L’abitare come radice: Bachelard e lo spazio domestico


La poetica dello Spazio

La riflessione su Gaston Bachelard, sin dal suo testo cardine La poetica dello spazio, poggia sul presupposto che «lo spazio abitato» sia innanzitutto un luogo carico di immaginazione, memoria e sogno. Egli scrive: «For our house is our corner of the world. … It is our first universe, a real cosmos»


Da questa affermazione si dipana l’idea che la casa — o quel luogo che per un soggetto è casa — non sia solo un contenitore fisico ma un crocevia di sensazioni, ricordi, sogni. In questo senso, «la casa della memoria» per Bachelard non indica semplicemente l’edificio che abbiamo abitato, ma quel «luogo-casa» in cui, in forma immaginativa, si custodiscono gli echi del passato e si generano le rêveries (le fantasie) che animano l’immaginario.


“Gaston Bachelard” e la figura della casa come luogo della memoria


Quando parliamo di “casa della memoria” nel pensiero di Gaston Bachelard, stiamo facendo riferimento alla struttura fenomenologica che la casa assume come custode del nostro passato interno e delle immagini che vi si depositano. Bachelard individua la cantina (il seminterrato) e la soffitta (la mansarda) come poli opposti e complementari della territorialità dell’anima domestica: l’uno — il basso — ciò che è nascosto, oscurità, inconscio; l’altro — il tetto, la mansarda — ciò che aspira verso altezza, sogno, ideazione.


In questa polarità la “casa della memoria” è quella porzione di spazio in cui il soggetto, attraverso l’oggetto-casa, ritrova le proprie origini, i segni del proprio passato e la potenzialità di un futuro immaginato.


Gaston Bachelard

Il mito della casa-guscio


Bachelard parla della casa come «un guscio», un rifugio, un abbraccio dello spazio in cui il soggetto si raccoglie. In questo guscio, la memoria – intesa come sedimentazione di esperienze vissute, immagini interiori e sogni — trova una “dimora”. Ed è a partire da questa nozione che possiamo dire che la casa della memoria, nel pensiero di Bachelard, presuppone ricordo + immaginazione + corpo abitante.


Strutture figurative della memoria nella La poetica dello spazio


Proseguendo, è utile scandire alcune figure chiave del pensiero di Bachelard che esplicitano come la casa richiama la memoria e l’immaginazione: l’angolo, il nascondiglio, il nido, lo spazio del soffitto. In ognuna di queste figure la memoria si attiva: non come mera cronaca, ma come risonanza, eco, trasformazione simbolica.


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  1. L’angolo e il rifugio

    Bachelard registra come gli “angoli” (in una stanza, in una casa) diventino luoghi privilegiati della risonanza del soggetto, della rememorazione, della solitudine produttiva. L’angolo rappresenta così la parte più intima della casa, dove l’abitante può “ritirarsi”, far risuonare i ricordi, permettere all’immaginazione di abitare lo spazio. In esso la memoria prende corpo e diventa materiale dello sguardo immaginativo.


  2. Il nascondiglio: cassetti, armadi, cofanetti

    Una figura molto suggestiva che Bachelard analizza è quella del “cassetto” e dell’“armadio” come spazi chiusi dentro la casa eppure vivi di immaginazione e memoria. Questi mobili non sono solo contenitori: sono “spazi interiori” della casa in cui il soggetto conserva segreti, ricordi, sogni. Il cofanetto diviene simbolo della memoria che si nasconde, del tempo che si raccoglie e dell’immaginazione che vi attinge.


  3. Il nido e la verticalità della casa

    Bachelard analizza la casa come verticalità: dalla cantina alla soffitta, dal basso verso l’alto. La soffitta, in particolare, rappresenta lo spazio della rêverie, della fantasia: la memoria si fa visione immaginativa. Dunque la “casa della memoria” in questo senso è anche la casa della proiezione verso l’alto, verso l’ideale, verso ciò che ancora non è stato vissuto ma può essere sognato.


  4. Allora: la casa come custode di memoria e sogno

    Da questa rassegna emerge che, per Bachelard, la casa è memoria passata (ricordi sedimentati) + immaginazione futura (rêverie) + corpo presente (il soggetto che abita). In questo triplice movimento la casa non è solo ciò che è stato, ma ciò che può ancora essere: la memoria diventa attiva, non passiva. Così la “casa della memoria” non è solo archiviazione del passato, bensì luogo vivo di elaborazione.


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Critica, potenzialità e limiti del pensiero bachelardiano


La casa è il rifugio della persona e delle sue aspirazioni. (Paul Cézanne - House in Aix)
La casa è il rifugio della persona e delle sue aspirazioni. (Paul Cézanne - House in Aix)

Essendo un trentasettenne ma con animo antico, non posso esimermi da una lettura critica: guardiamo dove il pensiero di Bachelard brilla e dove invece richiede integrazioni o cautela.


Punti di forza


  • Il grande merito di Gaston Bachelard è aver riportato al centro dell’indagine filosofica e fenomenologica il luogo domestico, il “piccolo universo” della casa, dimenticato dalla tradizione filosofica che privilegia lo spazio pubblico o trascendentale.

  • Ha valorizzato la memoria non come residuo, bensì come dinamica immaginativa: la «casa della memoria» è viva, abitata.

  • Ha offerto un linguaggio poetico e al contempo rigoroso per riflettere su come lo spazio formi l’interiorità, traducendo categorie fenomenologiche in immagini quotidiane ma profonde (soffitta, armadio, nido).


Limiti e obiezioni


  • Pur essendo potente, l’analisi bachelardiana tende a dare più rilievo all’esperienza soggettiva, individuale, che al contesto sociale e storico dell’abitare. In altre parole: la casa-memoria è trattata quasi universalmente, ma meno è detto sulle variazioni culturali, socioeconomiche, storiche.

  • Il forte tono poetico, evocativo, può risultare in alcuni casi poco operativo per un’analisi architettonica o sociale concreta: Bachelard privilegia l’esperienza immaginativa piuttosto che la prassi dell’abitare.

  • Potremmo interrogare la “topografia della memoria” (cantina vs soffitta) come troppo archetipica, rischiando di dimenticare spazi ibridi, transitori, multipli, tipici del vivere contemporaneo (open space, co-living, digital home).

  • Infine, il concetto di “casa” assume un modello tradizionale, stabile, forse meno aderente alle forme dell’abitare odierne: la memoria domestica oggi si intreccia con il mobile, il digitale, il temporaneo. In questo senso, l’approccio bachelardiano chiede una revisione per risultare ancora pienamente applicabile.


Gaston Bachelard

Rilevanza attuale: perché rileggere Gaston Bachelard oggi


Nell’epoca della mobilità, della fluidità degli spazi, del digitale, perché tornare al pensiero di Gaston Bachelard e alla sua casa-memoria? Per tre ragioni principali:


  1. Resistenza alla superficialità spaziale: Viviamo in ambienti costruiti spesso in modo standardizzato, poco contemplativo. La riflessione bachelardiana ci impone di chiederci: dove risiedono le nostre memorie spaziali? Qual è la «casa della memoria» che portiamo dentro?

  2. Riscoperta della soglia e del nido: In un mondo che spinge sempre all’aperto, all’interconnessione, Bachelard ci ricorda il valore dell’“interno”, della soglia, del riparo immaginativo. La memoria non è solo archivio, è processo simbolico che abita lo spazio.

  3. Immaginazione come luogo del futuro: La casa della memoria non è solo radice, ma trampolino verso l’immaginario. In tempi di incertezza, la capacità di immaginare — e dunque abitare — spazi simbolici diventa funzione vitale.


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In una visione tradizionale – che riconosce nella casa e nella memoria radici e identità – ma al contempo orientata al futuro, Bachelard ci propone una “educazione all’abitare”: non solo come fatto tecnico, ma come esperienza poetica, incarnata, memorabile.


Conclusione


In definitiva, la riflessione di Gaston Bachelard sulla «casa della memoria» nel quadro de La poetica dello spazio ci offre una mappa potente per leggere e abitare gli spazi che siamo e che viviamo. Non si tratta solo di ricordare ambienti vissuti, ma di riconoscere che lo spazio domestico è trama di immagini, sogni, ricordi — e che la nostra memoria non risiede solamente nel passato, ma attiva l’immaginazione per il futuro.


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Suggerisco di trattenere due inviti dal pensiero bachelardiano: prima, assumere che ogni casa – ogni angolo, ogni soffitta, ogni cofanetto – possa diventare verticale verso l’immaginazione; secondo, ricordare che la memoria spaziale non è solo patrimonio individuale, ma risorsa di resistenza. E, come direbbe la Gen Z (che prende la casa non solo come “nido” ma come “hub” di memorie digitali e analogiche), potremmo concludere: abita bene il tuo spazio, preserva la tua memoria, ma sogna anche il rifugio che verrà.

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