Stefano Benni, 1947–2025: l’addio a chi ha fatto ridere l’Italia prendendola sul serio
- InVece Team
- 9 set
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È morto oggi, 9 settembre 2025, Stefano Benni: 78 anni, bolognese, satirico di razza, romanziere, poeta e drammaturgo. Il decesso è avvenuto a Bologna dopo una lunga malattia; la conferma è arrivata dalla sua casa editrice. La notizia è rimbalzata sulle principali testate italiane.

Stefano Benni: i fatti, prima delle aggettivazioni
Nato il 12 agosto 1947 a Bologna; morto il 9 settembre 2025, sempre a Bologna. Età: 78. Scrittore, giornalista, autore teatrale tra i più amati e venduti, con fama costruita su umorismo surreale e satira tagliente.
Opere che restano (e perché)
“Bar Sport” (1976) è l’ora zero: l’Italia dei bar come paese in miniatura, miracolo di personaggi e iperboli. Da lì una traiettoria che fa scuola: “Terra!” (1983), “Il bar sotto il mare” (1987), “Baol” (1990), “La compagnia dei Celestini” (1992), “Elianto” (1996), “Saltatempo” (2001), “Margherita Dolcevita” (2005), “Pane e tempesta” (2009), fino a “Prendiluna” (2017) e “Giura” (2020). Una bibliografia che ha creato lessico e immaginario, non solo storie.
Da “Bar Sport” a “Saltatempo”: la mappa minima
Cronologia che parla da sé: racconti e romanzi intrecciano l’Italia reale con quella fantastica. Strutture “a matrioska”, personaggi larger than life, gag che funzionano come strumenti di analisi sociale. La letteratura popolare quando è fatta bene: alta in ambizione, leggibile nei fatti.
Uno stile inconfondibile
La cifra è doppia: favola e fionda. Stefano Benni usa giochi di parole, neologismi, parodie di generi; ma l’effetto non è evasione, è precisione chirurgica. Si ride mentre ci contano i polsi: la satira fa emergere vizi privati e pubbliche ipocrisie. È la ragione per cui i suoi libri restano — perché smascherano, non solo divertono.
Oltre i libri: giornali, teatro, cinema
Prima dei romanzi, le firme: “L’Espresso”, “Panorama”, “La Repubblica”, “il manifesto”, e i periodici satirici “Cuore”, “Tango”, “Il Mago”, “Linus”. Poi la scena: testi e reading teatrali, collaborazioni con attori e musicisti. Al cinema firma la regia di “Musica per vecchi animali” (1989) e la sceneggiatura di “Topo Galileo” (1988), lavorando — fra gli altri — con Dario Fo, Paolo Rossi e Beppe Grillo. Non un autore “chiuso in biblioteca”, ma un artigiano della lingua in ogni media.

Perché contava (e conterà)
Stefano Benni ha raccontato un Paese intero senza mai pronunciare la parola “Paese”: bar, periferie, scuole, squadre di calcio immaginarie, pianeti improbabili — e in mezzo, noi. La sua eredità è duplice: ha dato licenza al comico di essere serio e al serio di farsi leggere. Ai narratori che verranno lascia un promemoria: la realtà si batte con l’invenzione, ma vince solo chi conosce i fatti.
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